Milano – La notizia non è giunta inattesa, ma la stupore ha colto ugualmente tutti. Perché in fondo si credeva che anche stavolta Silvio Berlusconi, l’irriducibile combattente di mille imprese in tutti i settori della vita nazionale, l’avrebbe avuta vinta contro le sfide dell’età e della malattia. Ma dopo l’ultimo ricovero al San Raffaele, il “Cavaliere” ha dovuto arrendersi, lasciando in tutti – ammiratori, sostenitori e avversari – quel senso di perdita che sempre accompagna la morte di un protagonista storico: amato e persino idolatrato, discusso e persino detestato, ma sempre protagonista.
E se oggi la figura di Silvio Berlusconi è ricordata a partire dal Berlusconi imprenditore, leader politico, capo di governo, e di colui che rivoluzionando il mondo delle tv ha rivoluzionato gli italici costumi, è il Berlusconi uomo di sport che qui va messo in primo piano. Sport vissuto come un’autentica e inesauribile passione, compagna di tutte le fasi della sua vita pubblica, integrando vittorie sportive e successi imprenditoriali, trionfi calcistici e ascesa politica, spettacolo e comunicazione anche attraverso il dilagare del suo Milan in Italia, in Europa e nel mondo.
Nato a Milano il 29 settembre 1936, Berlusconi compì i suoi primi significativi passi nello sport a metà anni ’80 con la creazione della polisportiva Mediolanum, poi Milan Athletic Club e infine Polisportiva Milan: pallavolo, rugby, hockey, baseball, e natualmente calcio. Il calcio, che con l’acquisto di un Milan lasciato alle soglie della bancarotta dalle precedenti gestioni, divenne per Berlusconi un trampolino di lancio nella popolarità nazionale, pari, se non superiore, a quello della televisione. Arrigo Sacchi, Baresi, Gullit, Van Basten, Maldini, Capello e tanti altri sono stati, con Berlusconi al comando, gli “eroi” dello squadrone rossonero che in oltre due decenni ha fatto incetta di coppe e scudetti salendo ai vertici del calcio mondiale. Berlusconi è stato, con 29 trofei conquistati, il più titolato fra i patron calcistici, rappresentante “estremo” di una generazione di passionali imprenditori del calcio in apparente via di estinzione. Ma che non si arrende: lasciato ad altri ciò che restava del suo grande Milan, Berlusconi aveva ricominciato “da capo”, col fido Galliani, assumendo la proprietà del Monza in serie B. E i risultati sono andati oltre ogni aspettativa.
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