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“ANCHE GLI ARBITRI HANNO UN CUORE” IL VIAGGIO DI MOLA NELLA SOTTOCULTURA SPORTIVA ITALIANA

Quest’estate Giulio Mola, capo della redazione sportiva de Il Giorno nonché vicepresidente del GLGS-Ussi Lombardia, ha dato alle stampe con la casa editrice Diarkos Anche gli arbitri hanno un cuore, raccolta di racconti di vita arbitrale che spaziano da momenti altissimi per la categoria fino ai più spiacevoli episodi di cronaca legati a questa delicata e bistrattata figura calcistica. Oggi si è tenuta a Milano, significativamente presso il bar di un campo da calcio, l’Ausonia, una presentazione ufficiale dell’opera di Mola, alla quale hanno partecipato pure l’arbitro internazionale Andrea Colombo (sezione di Como), l’ex arbitro (attuale presidente del comitato regionali degli Arbitri lombardi) Emilio Ostinelli, il presidente regionale lombardo della Lega Nazionale Dilettanti Sergio Pedrazzini, l’architetto e tecnico giovanile (al Brescia ha formato Pirlo e Tonali) Massimo De Paoli, il direttore di Telelombardia Fabio Ravezzani e l’ex mediano di Pontedera, Como, Siena, Torino e Lecce Andrea Ardito, oggi direttore tecnico dell’Alta Brianza, squadra del paese di Tavernero che milita in Eccellenza.

Ad aprire l’evento, moderato dalla giornalista televisiva Nathalie Goitom e arricchito alla presenza tra il pubblico dei vertici del calcio lombardo, l’autore Mola ha spiegato l’origine anche ironica del titolo: “Prendendo spunto dal celebre sfogo di Buffon sul bidone della spazzatura al posto del cuore, voglio invece mostrare la sensibilità e il vissuto di questi ragazzi (e ragazze) che possono sbagliare e devono essere capiti. E noi giornalisti e genitori in primis dobbiamo capirlo. Nel libro racconto, di fatto, quello che ho visto sui campi di ogni categoria, e spero vivamente che diminuisca quel maledetto numero: 519, le violenze accertate contro arbitri in Italia nell’ultimo anno. Una mentalità italiana che sfocia nella sottocultura e a cascata influisce sulla scarsa serenità dei direttori di gara ai più alti livelli.”
Partendo da questo punto Ostinelli menziona il “non dormirci la notte” quando l’arbitro sa di aver sbagliato, dopodiché fa il punto sul “calo di vocazioni” tra i giovani arbitri e applaude l’innovazione del “doppio tesseramento” che consente ai calciatori fino ai 19 anni di giocare e arbitrare, permettendo ai volenterosi doppi tesserati di comprendere le emozioni e le problematiche del mestiere.
A tal proposito annuisce Pedrazzini, che ribadisce l’importanza di formare giocatori che conoscano il regolamento e arbitri che conoscano il gioco, per poter interpretare le situazioni di gioco e muoversi meglio al loro interno: “spesso noi stessi che fuori dal campo siamo bravi a predicare, siamo poi i primi a trasformarci quando entriamo in campo o sugli spalti” il suo monito.
Ha preso poi la parola Ravezzani, il cui figlio si è cimentato nel ruolo di giovane arbitro e che ha ospitato diversi arbitri nelle sue trasmissioni: “l’arbitro rispetto all’atleta ha mediamente uno spessore maggiore ed è una figura che troppo spesso sottovalutiamo, hanno un approccio allo sport superiore e invece la gente li usa come sfogatoi. I dirigenti delle società dilettantistiche e giovanili dovrebbero avere il coraggio (non è facile, lo so) di agire con forza sui genitori.”
De Paoli ha spostato il focus sulla scarsa conoscenza del regolamento e sulla “cultura della frustrazione” da parte di alcuni allenatori e famiglie (con l’esempio contrapposto di Paesi dalla maggior cultura sportiva, come Australia e Giappone) e facendo notare la difficoltà estrema dell’emettere continui giudizi in tempo reale.
L’arbitro Colombo (in videomessaggio) ha lanciato un appello ai giovani calciatori a considerare la bellezza del percorso arbitrale, “l’opportunità di vedere il calcio da una nuova prospettiva emozionale, crescendo in primis come persone”.
Videomessaggio pure da parte di Ardito: “Da calciatore non è semplice mantenere l’equilibrio nel rapporto con l’arbitro quando sei in campo, l’elemento fondamentale è il mantenimento del rispetto evitando che la trance agonistica vada oltre. La mia società ha organizzato un incontro formativo col noto ex arbitro Marelli per sensibilizzare giocatori e famiglie, forse gioverebbe limitare le critiche agli arbitri sui media per evitare di innervosire eccessivamente spettatori e tifosi nei loro confronti…”
Chicca finale, la testimonianza di Vanessa Luongo, la giovane arbitra che espulse Beppe Bergomi in un match dell’Accademia Inter e spettatrice come tanti colleghi maschi, di episodi di “sottocultura” calcistica in campo e sugli spalti.

Ultimo ma non ultimo, il ricavato delle vendite del libro in questa presentazione contribuirà a una… borsa di campo per aiutare giovanissimi calciatori dell’Ausonia con difficoltà economiche a poter sostenere la loro attività sportiva.

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