Milano – Il giornalista sportivo, lo scrittore milanese con Hemingway e Chandler nelle vene, il paroliere umorista dal linguaggio surreale amico fraterno di Jannacci e della “banda” del Derby Club. L’uomo dello sport raccontato che ha creato un nuovo modo di affrontare e raccontare la realtà sportiva, lasciando eredità e ricordi rimasti nel tempo. Non a caso Beppe Viola, morto improvvisamente a 43 anni nel 1982, è ancora oggi un riferimento per chi si avvicina alla professione di giornalista, e di giornalista sportivo in particolare.
A lui l’associazione Cives Universi, col patrocinio del GLGS-USSI Lombardia, ha dedicato un ampio incontro-seminario dal titolo “Beppe Viola. Una vita da giornalista. Documenti e testimonianze su un telecronista, scrittore e umorista che ha fatto storia”, incontro che si è tenuto presso l’Auditorium Stefano Cerri di via Valvassori Peroni, a Milano
Dopo il saluto del presidente del GLGS, Gabriele Tacchini, numerosi gli interventi e le testimonianze a partire dagli “amarcord” della figlia di Beppe, Marina, che al padre ha dedicato un libro. Gianni Mura ha tracciato un ritratto della stampa sportiva e del mestiere negli anni dal boom agli ’80, mentre Giorgio Teruzzi ha approfondito lo stile e il linguaggio del Beppe Viola scrittore. Franco Ordine, vicepresidente del GLGS, si è soffermato su deontologia del giornalismo sportivo. Ricchi di ricordi e aneddoti gli interventi di Marco Pastonesi, Sergio Meda e Paolo Matteo Maggioni, mentre l’ happening cabarettistico ha fatto irruzione sul palco con Enrico Beruschi e Roberto Brivio.
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