Milano – Un altro lutto in meno di un mese per il giornalismo sportivo. Dopo Giorgio Gandolfi e Gian Paolo Ormezzano, si è spento oggi Rino Tommasi, morto all’età di 90 anni lasciando di sè un ricordo indelebile in tutti gli appassionati di sport e soprattutto di boxe e tennis. Nato a Verona il 23 febbraio 1934, Tommasi è stato giornalista di formazione “americana” per la natura dei suoi interessi sportivi e per lo stile nello scrivere, raccontare, commentare. Uno stile fatto di informazioni puntuali, dettagli, aneddoti, statistiche e osservazioni anche taglienti, che Tommasi ha riversato in una lunghissima carriera sui principali quotidiani italiani, sportivi e non solo (Gazzetta dello Sport, Tuttosport, La Repubblica, il Mattino e altri) , per poi approdare negli anni ’80 alla tv. Sul piccolo schermo ha raccontato gli sport americani, la boxe di cui era super-esperto e poi per anni il tennis, spesso assieme a un altro ‘grande indimenticato’, Gianni Clerici, con cui su Tele+ e Sky ha formato per anni un’ inimitabile coppia di preparatissimi e ironicissimi commentatori.
Da giovane Tommasi era stato discreto tennista, classificandosi a livello di 3a e 4a categoria e vincendo quattro titoli di campione italiano universitario. Fu anche presidente del Comitato regionale del Lazio della Federazione Italiana Tennis e nel 1966 membro della Commissione tecnica federale. A soli 17 anni i primi passi della sua carriera giornalistica con una collaborazione per l’edizione marchigiana del Messaggero, cui seguì a 19 anni l’ingresso nell’agenzia giornalistica Sportinformazioni. Da lì il decollo come giornalista sportivo per Tuttosport, per la Gazzetta dello Sport (un connubio durato 40 anni) e numerose altre testate, quotidiane e periodiche.
Per un anno, nel 1968, Tommasi è anche capo ufficio stampa della Lazio del’allora presidente italo-americano Umbero Lenzini. E intanto negli anni ’60 raccoglie grandi soddisfazioni come organizzatore di riunioni di pugilato, trasformando per una decina d’anni il Palazzo dello Sport di Roma in un tempio italiano della boxe italiana, in grande concorrenza con la piazza di Milano. Organizza incontri fra boxeur italiani e internazioni. Pugili come Rinaldi, De Piccoli, Visintin, Burruni e Lopopolo sono i suoi ‘pupilli’. All’apice dei match da lui allestiti c’è la rivincita fra Benvenuti e Mazzinghi, e infine Benvenuti-Rodriguez, successone televisivo ma flop di pubblico sugli spalti, match di chiusura della sua carriera di organizzatore.
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