Milano – Un appello che parte da un grido d’allarme e da una forte critica ai mezzi d’informazione, quello che il presidente dell’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani, Cristian Salvato, ha rivolto oggi al mondo della stampa perché sensibilizzi correttamente l’opinione pubblica sul fenomeno della “violenza stradale”. “Vi scrivo – afferma Salvato in una lettera aperta all’Ordine dei Giornalisti e alle Associazioni di categoria – per chiedervi di organizzare corsi formativi per i vostri iscritti, per insegnare loro a raccontare in modo corretto la violenza stradale, che il più delle volte vede come vittime gli utenti deboli della strada, ciclisti compresi”. L’ultimo caso cui fa riferimento Salvato è quello del ciclista campione olimpico belga Remco Evenepoel, che ieri ha riportato fratture e contusioni multiple nel violento impatto contro lo sportello di un furgone improvvisamente spalancato. Un caso che, secondo Salvato, è stato riferito dai media in modo non corretto.
Gli utenti “deboli” della strada, sottolinea Salvato, non sono solo “campioni come i ‘nostri’ Michele Scarponi e Davide Rebellin, ma tanti ragazzi e ragazze che scelgono la bici per andare a scuola, al lavoro, muoversi in città o praticare sport e che, oltre a non tornare più a casa dai propri cari, si ritrovano colpevolizzati dalla stampa”. E aggiunge: “Comprendiamo la velocità con cui si è costretti spesso a lavorare nelle redazioni, ma riteniamo fondamentale che si faccia maggiore attenzione alla scelta delle parole e dei titoli dati alle notizie”.
“L’Italia – continua Salvato – è il paese con più morti per chilometro pedalato in Europa, chiediamo l’aiuto di giornaliste e giornalisti per diffondere una cultura del rispetto alla vita quanto mai necessaria. Con i loro articoli, le storie che scelgono di raccontare e il modo in cui le riportano sui giornali, in tv, in radio e sul web possono contribuire a fermare la strage quotidiana sulle nostre strade”.
Il Presidente dell’Associclisti ricorda che ieri Evenepoel è stato vittima di ‘dooring’ mentre si stava allenando in Belgio. “E’ finito in ospedale e sotto i ferri per colpa di una portiera aperta senza guardare da chi guidava un furgone. Un episodio frequente e che la stampa di casa nostra – afferma Salvato – purtroppo ha raccontato usando la narrativa del ‘ciclista che sbatte contro un furgone’, che ‘si infila sotto un tir’ che ‘va contro una macchina’ o, nel migliore dei casi, è protagonista di un semplice incidente”.
Anche nel caso analogo di una vittima milanese di ‘dooring’, Francesco Caputo i titoli di siti e giornali, continua Salvato, “sono stati di questo genere: ‘ciclista si schianta contro una portiera aperta’, ‘ciclista finisce contro la portiera di un’auto’, ‘ciclista sbatte contro lo sportello aperto e vola sull’asfalto’. La colpa viene attribuita all’utente debole della strada, al ciclista che è andato contro la portiera e non l’ha evitata, alla vittima e non al carnefice”.
“Come vengono raccontati questi episodi – conclude Cristian Salvato – ha un peso rilevante. Per questo i ciclisti e le cicliste della massima categoria hanno scelto di chiedere formalmente all’ODG di attivarsi per organizzare corsi formativi per sensibilizzare i giornalisti a raccontare correttamente la violenza stradale, come già avviene da anni per la violenza di genere”.
Nella foto: la biciletta di Evenepoel, a terra dopo il grave incidente.
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